La storia delle ottiche Zeiss.
IL Planar
Il Planar
Nel 1896 un fisico che lavorava per la Carl Zeiss progetta uno schema ottico da leggenda a cui diede il nome “PLANAR”, si trattava di uno schema simmetrico complesso (composto da 6 lenti disposte in 4 gruppi) ed eccezionalmente efficace, in grado un immagine non deformata e assolutamente piana e da qui il suo nome “PLANAR”, ma proprio per la sua progettazione questo schema aveva molte superfici di contatto vetro/aria e ognuna di queste superfici riflette circa il 4% della luce che la colpisce, diminuendo in questo modo la quantità di luce che la attraversa e causando flare e perdita di nitidezza.
Oggi i moderni trattamenti antiriflesso eliminano quasi tutti questi inconvenienti e oggi quasi tutti dli obiettivi super-luminosi compresi tra i 50mm e i 100mm usano tale schema.
II Sonnar
Il Sonnar
Agli inizi degli anni ’20 proveniente dalla Rodenstock, Ludwig Bertele inizia la collaborazione con la Carl Zeiss di Jena e nel 1924 realizza il Sonnar, un lontano parente del Triplette di Cooke, un ottica composta
da 7 lenti disposte in 3 gruppi che risultava superiore al Tessar come controllo della AC, ma inferiore al Planar come distorsione ma avendo meno superfici di contatto vetro/aria controllava meglio i rifessi interni,
ma soprattutto il “SONNAR” (il cui nome deriva dalla parola tedesca *Sonne* sole) era molto luminoso e già nella prima versione aveva un eccellente f:2 per poi arrivare nel 1932 al fantastico f:1,5.
Per via del grosso gruppo ottico posteriore, rende difficile la progettazione di ottiche con corte focali per le macchine reflex.
Il Tessar
Il Tessar
Concepito dal fisico tedesco Paul Rudolph nel 1902, è costruito da sole quattro lenti disposte in due gruppi, in cui nel primo gruppo le lenti sono separate mentre nel secondo risultano incollate tra di loro, questa costruzione apparentemente semplice fu concepita con l’intento di correggere problemi di aberrazione, distorsione e astigmtismo, già in precedenza ol chimico Otto Schott aveva costruito uno schema simile chiamandolo Protar, ma fu appunto Paul Rudolph che studiando la fisica ottica perfezionò lo schema giungendo a distanziare in modo appropriato lenti e gruppi facendo il primo gruppo con lenti separate di derivazione Unar e il secondo con lenti incollate prese dal Protar, da qui il definitivo schema “TESSAR” il cui nome deriva dalla parola greca Tessares che significa appunto quattro
Il “TESSAR” per la sua semplicità di costruzione non raggiunge otticamente l’efficienza del PLANAR, ma è più economico da produrre e avendo meno superfici di contatto aria/vetro, riduce al minimo, aberrazioni se distorsioni.
Il Distagon
Il Distagon
Originariamente ideati per fotocamere SLR che richiedono una lunga distanza focale posteriore per brevi lunghezze focali a causa del box specchio (la distanza tra l'elemento della lente posteriore e il piano della pellicola deve essere considerevolmente più lunga della lunghezza focale), gli obiettivi Distagon (design retrofocus) sono perfetti anche per fotocamere con sistema mirrorless grazie al loro percorso del raggio ottimizzato. Anche con lunghezze focali maggiori, il design ottico Distagon ad alte prestazioni consente una buona correzione costante fino agli angoli dell’immagine e una bassissima curvatura di campo.
Il “DISTAGON” è un ottica di costruzione molto complessa e questo schema ottico richiede grande precisione e un efficace trattamento antiriflesso dato l'elevato numero di lenti.
Il Biogon
Il Biogon
Il primo “BIOGON” progettato nel 1935 dal più volte citato Ludwig Bertele, progettista di Carl Zeiss progettò il obiettivo grandangolare a schema simmetrico prendendo spunto dall’ esistente Sonnar, il BIOGON era destinato non solo alle macchine di grande formato (il formidabile Biogon 75 mm f/4,5, leggero quanto un ferro da stiro, con prezzi prezzi non lontani da quelli richiesti per una pelliccia di visone selvaggio), ma anche alle Contax a telemetro e alle Hasselblad. L'elemento frontale era costituito da due lenti a menischo, l'elemento posteriore da una lente a menisco semplice molto incurvata. L'estrema vicinanza dell'elemento posteriore al piano focale riduce la distorsione e migliora il contrasto.
Gli Hologon
Gli Hologon
Basta guardare lo schema, già questo vi fa capire a che razza rara e pregiata appartengono
L’ Hologon 15mm
L'obiettivo Hologon da 15mm f/8 fu realizzato dalla Carl Zeiss di Oberkochen nel 1969 per la speciale fotocamera della Zeiss Ikon denominata Hologon Ultrawide,
L'ottica, disegnata da Glatzel e Schultz è composta da uno speciale disegno di soli tre elementi in tre gruppi, con due menischi esterni simmetrici molto incurvati e una lente interna con vetro al Lantanio di forma sferica, con una strozzatura che fungeva da diaframma.
L'architettura dei tre elementi impedisce materialmente il posizionamento del diaframma, per cui l'obiettivo possiede una luminosità fissa di f/8. Poichè il disegno dell'ottica segue la legge di Lambert la vignettatura risulta molto elevata: per contrastare questo effetto l'obiettivo veniva fornito di uno speciale filtro grigio degradante che portava la luminosità, una volta inserito, a f/16. L'ottica, con distanza minima di messa a fuoco di 0,5m, è praticamente priva di distorsione. Complessivamente le prestazioni dell'Hologon risultavano insuperabili per gli obiettivi retrofocus, che potevano sì vantare una maggiore luminosità, ma pesi ed ingombri superiori e prestazioni inferiori sull'intero campo inquadrato.
L’ Hologon 16mm
Nei primi anni Novanta, l'Hologon ebbe un breve risveglio, quando fu riformulato a una lunghezza focale di 16mm e introdotto per il sistema Contax G prodotto da Kyocera in Giappone. Questa versione dell'obiettivo ha una struttura dell'obiettivo leggermente diversa con cinque elementi in tre gruppi, ma la formula ottica di base rimane la stessa.
Sony A CZ 24|50|16/35|24/70|135 - Sony 20|300GII|500G - Sigma 150 Macro EX DG
Sony E CZ Planar 50 1.4|16/35|Batis18|85 - Sony FE70-200GM II|FE24GM|FE135GM|FE24-70GM II|FE12-24GM
*Un poco di vetri Rokkor*