HIROSHI SUGIMOTO a Sangimignano (SI)

[Lorenzo]

Ieri, su suggerimento indiretto di m f p, ho visitato la mostra di Hiroshi Sugimoto in quel di Sangimignano, presso la Galleria Continua. Devo confessare che è stata un'esperienza molto interessante sotto tutti i punti di vista, fotografici e comunicazionali: le opere di Sugimoto esposte (per la vendita: non è un Museo) si trovano al terzo piano dell'Hotel Leon Bianco, ora chiuso, a fianco della Galleria. Una ragazza ci ha fatto da guida spiegando alcune cose interessanti.Si tratta di parte della serie "Opera House", dedicata ai vari teatri nel mondo (e soprattutto in Italia e Spagna), dopo che lo stesso Sugimoto ha ripercorso le strade e i viaggi dei primi quattro ambasciatori giapponesi in Europa convertiti al cristianesimo nel 1582.
L'aspetto più pertinente è la tecnica usata (ricordo che Sugimoto è Hasselblad Ambassador) per lunghe esposizioni e il lavoro, non indifferente, che PENSO si sia reso necessario probabilmente in camera oscura. Stampe alla gelatina d'argento e i tanto odiati in digitale grigi modulati gli hanno permesso di ottenere dei BN meravigliosi (per me) che, sempre e solo IMHO, possono derivare soltanto da un sapientissimo operare in CO e con l'esposimetro. Ancora una volta una netta differenza fra chi è FOTOGRAFO e chi, pur conosciuto, "giochicchia" a prendere il sopravvento autoriale su ciò che riprende.
Opera House è disponibile per la visione fino al 27/1 presso la Galleria Continua di Sangimignano in Via del Castello (Piazza del Pozzo, per chi conosce, esattamente davanti alla gelateria Dondoli, un centinaio di metri più avanti).

[petrofilo]

Grazie a Max per la segnalazione e a te per il report, Lorenzo. Fino a quando ci sarà la mostra?

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[m f p]

Bravo Lorenzo
Sugimoto (ma anche altri, ad esempio Todd Hido e Kenzo Izu) fa parte di quei fotografi che fanno ben capire come la "retorica del momento" per dar significato alle fotografie sia solo uno stereotipo (cosiccome un certo storytelling... )

[Lorenzo]

Filippo: fino al 27 gennaio.

Bravo Lorenzo
Sugimoto (ma anche altri, ad esempio Todd Hido e Kenzo Izu) fa parte di quei fotografi che fanno ben capire come la "retorica del momento" per dar significato alle fotografie sia solo uno stereotipo (cosiccome un certo storytelling... )

Risposta sibillina la tua Max
In realtà anche la serie trentennale di Sugimoto è storytelling, prendendo in esame la visione completa del film per tutta o supposta tale la durata del film. È storia nella storia. Se invece ti riferisci ad altro, ti posso dire che ti sbagli;)

[petrofilo]

Filippo: fino al 27 gennaio.

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[m f p]

Risposta sibillina la tua Max

non direi proprio...

anche la serie trentennale di Sugimoto è storytelling

neanche un po'...non gliene importa nulla di cio' che viene proiettato...e' una ricerca stilistica ben precisa che risponde a una sua autodomanda

[Lorenzo]

Nel 1978 Sugimoto inizia la serie dei teatri, immagini - con tempi di esposizione lunghissimi - di drive in, sale degli anni ’20 e ’30, e cinema degli anni ’50 rappresentati durante le proiezioni. Il tempo di esposizione utilizzato per la fotografia corrisponde al tempo di proiezione del film, ciò gli consente di salvare la durata dell’intero film in un solo scatto. Il buio delle sale è progressivamente illuminato dal riflesso della proiezione; l’artista esprime il tempo lungo della proiezione tramite la ricchezza della transizione tonale dalla luce al buio, riuscendo a rendere il senso della durata attraverso la modulazione dei grigi. Nel 2013, dopo un’interruzione di quasi quindici anni, Sugimoto riprende a lavorare sui teatri includendo per la prima volta nei suoi scatti, oltre allo schermo illuminato, anche la platea e la galleria del teatro, estendendo la visuale allo spazio del pubblico. Nel solco di questa più recente ricerca s’includono le opere esposte in galleria

[m f p]

Piu' che quanto dice un curatore tendo a prendere con maggior serieta' cio' che dice l'autore

I'm a habitual self-interlocutor. One evening while taking photographs at the American Museum of Natural History, I had a near-hallucinatory vision. My internal question-and-answer session leading up to this vision went something like this: "Suppose you shoot a whole movie in a single frame? " The answer: "You get a shining screen. " Immediately I began experimenting in order to realize this vision. One afternoon I walked into a cheap cinema in the East Village with a large-format camera. As soon as the movie started, I fixed the shutter at a wide-open aperture. When the movie finished two hours later, I clicked the shutter closed. That evening I developed the film, and my vision exploded behind my eyes.

Ad esempio consiglio di dare un'occhiata al suo lavoro "naturalistico"...

[Lorenzo]

Conosco il suo lavoro fatto al museo di storia naturale a NY, se non erro, ai diorama.
Però si tratta del lavoro trentennale sui teatri, e, mi chiedo, come possa aver tenuto un otturatore aperto per 120 minuti minimo e avere una esposizione corretta di tutto il fotogramma, è evidente che ha lavorato tantissimo in CO. Ma il fatto di aver esposto per l’intera durata di un film (come lui stesso dichiara), rende la sua serie un perfetto storytelling, fatto bene e nel suo senso più naturale, perché credo di capire a quali storytelling ti riferisci

[m f p]

Kenna a volte lascia esporre per 6 ore...
Sugimoto lavora quasi esclusivamente con grandi formati...quindi sa bene come sviluppare le lastre in funzione dell'esposizione per ottenere il gradiente di contrasto migliore per la stampa...inoltre bisogna vedere che pellicola ha usato e il suo difetto di reciprocita' (a banale titolo di esempio una FP4 va esposta per 174 minuti se l'esposizione richiesta a quel diaframma e' di 30 minuti)...considerato che lavora a strettissime aperture per avere massima profondita', diciamo f/32 o f/45, e usando come tecnica di calcolo dell'esposizione quella di prendere un punto leggermente illuminato e sovraesporlo di 5/6 volte, da recuperare con uno sviluppo n-4, arrivare a quei 25 minuti circa non e' cosa tanto difficile...e se hai un negativo con contrasto morbido in stampa fai davvero quello che ti pare

Comunque per me non c'e' nessuna storia da voler raccontare...usa lo schermo per illuminare la scena e proprio per superare, con estrema eleganza, il concetto di "momento" e la teoria che lo usa (banalmente) per significare la fotografia