Re: HIROSHI SUGIMOTO a Sangimignano (SI)
m f p ha scritto:Kenna a volte lascia esporre per 6 ore...
Sugimoto lavora quasi esclusivamente con grandi formati...quindi sa bene come sviluppare le lastre in funzione dell'esposizione per ottenere il gradiente di contrasto migliore per la stampa...inoltre bisogna vedere che pellicola ha usato e il suo difetto di reciprocita' (a banale titolo di esempio una FP4 va esposta per 174 minuti se l'esposizione richiesta a quel diaframma e' di 30 minuti)...considerato che lavora a strettissime aperture per avere massima profondita', diciamo f/32 o f/45, e usando come tecnica di calcolo dell'esposizione quella di prendere un punto leggermente illuminato e sovraesporlo di 5/6 volte, da recuperare con uno sviluppo n-4, arrivare a quei 25 minuti circa non e' cosa tanto difficile...e se hai un negativo con contrasto morbido in stampa fai davvero quello che ti pare
Ecco, questo è un aspetto interessante, anche se le prime lui stesso sostiene di averle scattate con MF. Magari più avanti si potrebbe parlare anche di f/64 o f/128, però, come tu stesso scrivi, il negativo con contrasto morbido si presta bene a certe lavorazioni in CO. Intanto diciamo che la propensione è quella di aver scattato (magari solo le più recenti) con apparecchio a pellicola, non so davvero se esistono sensori in grado di fare certe cose, credo di no, anche andando su apparecchi particolari.
Comunque per me non c'e' nessuna storia da voler raccontare...usa lo schermo per illuminare la scena e proprio per superare, con estrema eleganza, il concetto di "momento" e la teoria che lo usa (banalmente) per significare la fotografia [/quote]
No, qui secondo me c'è quel qualcosa in più che collega questi scatti al passare di vita dei presunti spettatori. Le prime foto erano infatti solo del telo di proiezione, poi ha allargato il campo alla sala e alla platea. Oltretutto, se non ci fosse motivo di comunicazione (tramite quel mezzo che si chiama proprio esposizione, prima e dopo), quelle opere non sarebbero vendute. Quella che può essere più vicina all'idea del superamento del concetto del "momento" (ma non penso che abbia pensato a ciò al momento dell'idea) potrebbero essere alcune foto di pura architettura tipo la scala a chiocciola di Villa Farnese a Roma. Propendo in questo senso per la ricerca ideale del dettaglio (osservando la grande stampa il dettaglio delle decorazioni è impressionante) e delle possibilità squisitamente fotografiche, mentre le modulazioni dei grigi, se ricordo bene, era un'operazione essenzialmente da CO, che qualche filtro terzo digitale, in passato, ha anche cercato di riprodurre con risultati scarsissimi. Ora non mi viene a mente l'operazione di CO, ma ricordo che riguardava i bagni e non l'esposizione.
Proprio di quegli stessi grigi che ho potuto osservare da ragazzo frequentando la CO di un collega del babbo che lavorava per Sansoni.
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