Messaggio 02/10/2015, 16:24

Click & Dick!

Affianchiamo da oggi un percorso alternativo e parallelo al metodo tradizionale di ingresso di immagini in galleria. In aggiunta alla procedura Click!, basata sul voto popolare (e che tanto successo e tanti consensi sta unanimemente mietendo), sara' da oggi attivo un meccanismo di Editor's Pick, legato al giudizio di una giuria ristretta. Al furor di popolo affianchiamo la scelta ponderata. All'acclamazione la selezione. Allo slancio giovanile la canuta saggezza.
Immagini ritenute meritevoli, di qualsiasi genere e pescate in qualsiasi sezione del forum (galleria/e, reportage, foto a tema, mercatino, scatti a mire fotografiche, prove tecniche di autofocus su auto in corsa, ecc ...) saranno promosse in galleria top.
La rubrica, che si sarebbe dovuta chiamare, per l'appunto, Editor's Pick, sara' invece dedicata ad uno dei piu' grandi e sottovalutati photoeditor della storia del mezzo: Dick Gentle, recentemente scomparso (una breve e non esaustiva biografia e' allegata qui di seguito). Con una quasi insignificante acrobazia ortografica, annunciamo l'apertura degli Editor's Dick!

Il meccanismo, improntato alla piu' ampia liberta' di scelta, sara' naturalmente affinato in corso d'opera, sia a livello di criteri di selezione (per ora volutamente assenti, se non quelli, inevitabilmente soggettivi, di merito) sia a livello di membri di giuria, tenendo al solito conto dei numerosi e sempre preziosi feedback che di certo non ci farete mancare.


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Richard Gentle, detto Dick. Sconosciuto ai piu', per molti addetti ai lavori e' il nome di colui che ha plasmato la fotografia del XX secolo. Colui che, muovendosi nell'ombra, quando non al buio, ha inventato un lavoro che prima non c'era, il photoeditor.

Mentore di schiere di artisti, da Eugene Atget (cui consiglio' di eliminare dalle sue immagini quelle stupide distrazioni chiamate persone) ad Andrzej Dragan (che costrinse a concentrarsi solo su quelle distrazioni, non avendo tutto il resto il minimo interesse per nessuno), da Jacques Henri Lartigue a Henri Cartier Bresson (che spesso, causa l'evidente assonanza e una non meno evidente miopia, confondeva [questi francesi con la puzza sotto il naso, era solito esclamare, che almeno usino puzze diverse!]), da Margaret Bourke White a Cindy Sherman (il che gli valse, per un po', la fama di editor femminista o quanto meno attento alle esigenze delle donne [disintegrata qualche anno piu' tardi, quando si lascio' scappare in pubblico, durante un coktail party, una definizione poco signorile di Diane Arbus e quando, dopo un altro solo mese, del tutto incurante del fatto che Allan Arbus lo aspettava invano sotto l'ufficio tutte le sere con i denti bene in mostra (le uscite secondarie, che invenzione! si lascio' andare il vecchio Dick ad un ricevimento alla Casa Bianca, di li' a qualche anno) cerco' di dare appuntamento ad Annie Leibovitz direttamente in camera oscura (senza quella stupida luce rossastra, mi raccomando, Annie, ho una gustosa sorpresa per te)]), da Walker Evans a Dorothea Lange a tutti i fotografi della Farm Security Administration (il grande Roy Stryker ebbe una volta a dichiarare che, senza l'aiuto dietro le quinte di Dick, gli anni della Grande Depressione sarebbero stati anni di grande depressione), e cosi' via.

Nonostante fosse prodigo di consigli e mostrasse una non comune competenza, anche tecnica, del mezzo, Dick si vantava non solo di non aver mai scattato una fotografia in vita sua, ma di non aver mai neanche posseduto una macchina fotografica. Tutto cio' lo aiutava, a sentir lui, a realizzare quel necessario distacco nei confronti delle 'opere che i piu' grandi artisti/reporter dell'epoca gli sottoponevano. Rimprovero' aspramente John Morris, l'unico photoeditor il cui nome gli sia stato in qualche modo accostato, per aver ceduto alla tentazione, una sola volta, di "scendere nell'arena" (parole di Dick) e avventurarsi nella Francia liberata con una Leica al collo. Sarebbe come se (parole di Dick) Jerome Berin (il grande chef catalano ideatore delle salsicce mezzanotte, ndr) si prestasse a recitare la parte del maiale. John fini' per dargli ragione, ma nessuno gli tolse dalla testa che, forse, Dick avrebbe potuto usare nei suoi confronti pratiche di editing un po' piu' soft. That's Dick's way, gli rispondeva l'amico di sempre.


Dick fu legato, piu' di ogni altro, a due nomi, due colossi della fotografia del secolo scorso: Robert Capa e Gary Winogrand.

Chiamava il primo "il mio ragazzo", quel birbantello magiaro col debole per donne, whisky e gioco d'azzardo, ma con il talento unico di trovarsi sempre nel posto giusto al momento sbagliato. Si racconta di come il famoso episodio dei negativi del D-Day bruciati in camera oscura non sia affatto stato un incidente, ma il risultato di una inflessibile, dolorosa, ma opportuna, operazione di editing che Bob non avrebbe altrimenti digerito. Un'altra leggenda lo localizza sulle alture di Omaha Beach, tra le linee nemiche (raggiunte una settimana prima con uno spericolato lancio da paracadute), fucile in spalla, mescolato con i tedeschi, "per avere la migliore visione possibile di come se la sarebbe cavata il mio ragazzo tra gli Schmeisser della Wermacht".
Fu Dick a presentare Ingrid Bergman ad un incredulo Capa. E fu a causa di Ingrid Bergman che i due ebbero un piccolo screzio un paio d'anni dopo, nel corso di una cena a quattro in un ristorantino sulla Rive Gauche, una serata che si concluse nella casa di Dick a Montamrtre, presente Picasso, con Bob a letto con Ingrid in una camera, e Dick a letto con Ingemar Bergman in un'altra, assente Picasso (si riappacificarono sei mesi dopo, davanti ad una coppa millesimè, con Dick che, dietro le sue lenti spesse e l'eterno sorriso, a palme sollevate, se ne usci' con "Figurati Bob, non c'e' problema, era pur sempre un I. Bergman, no?", presente Picasso, che suggello' la pace con uno schizzo a carboncino su carta, di cui nessuno riusci' a capire se raffigurasse Ingrid o Ingemar).

Con Gary Winogrand il rapporto fu piu' complesso e meno filiale. Gary era alla disperata ricerca di una identita' fotografica (e di qualche quattrino). Dick, cooptato da John Szarkowski, il leggendario direttore di fotografia del MOMA, che aveva intuito del talento genuino dietro quell'arruffone newyorkese, diede a Winogrand il consiglio che gli cambio' la vita: "Gary, tu non sai fotografare, tu impressioni pellicole. Fai cosi', esci tutti i giorni, scatta, scatta, scatta ... scatta a tutto cio' che ti si pone davanti, dietro, di lato, senza criterio. Qualcosa di buono saltera' fuori." Furono proprio queste parole di ineguagliabile saggezza a suggellare il conio dell'espressione "Dick's way", da allora invariabilmente utilizzata per etichettare questo modo di fotografare.




E' a lui, all'ineguagliabile e mai abbastanza rimpianto Dick, che dedichiamo questa sezione.
lens sana in corpore sano
Les mots font l'amour
God's fig, solon, splendid, omelette maker