petrofilo ha scritto:m f p ha scritto:Il punto sta tutto nel recupero...e sei una societa' postindustriale ci sta che la fonderia chiuda...pero' magari al suo posto apri un incubatore di imprese, una piattaforma logistica, un'area commerciale...(e qui prendo ad esempio la mia citta' che, grazie alla mancanza di spazio, ha visto piano piano il recupero di quasi tutte le aree industriali dismesse, stabilimento MiraLanza a parte, garantendo un'occupazione superiore a quella garantita dalle attivita' industriali precedenti)
Il problema e' che se fai della decrescita (in)felice il tuo slogan...
Quotone totale, Max. Quando una società regredisce nel pensiero questo comporta una regressione pure progettuale, economica, energetica, strategica e via e via..
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Esatto! Materialmente siamo avanzati in una solo generazione, dai '60 ad ora, molto più di quanto lo si fosse fatto in cinque secoli (almeno) precedenti.
Si vive in case più grandi, ben servite da acqua e luce e gas, si mangia in abbondanza, la vita media e in buona salute è quasi raddoppiata in cento anni,
autovetture anche tre o quatro per famiglia,
smartphones spesso molto costosi come se piovesse, tv satellitare o via internet con ogni genere di
spettacolo disponibile, gadget vari a profusione; insomma, un paradiso in terra, no? No, direi proprio di no. Intanto perché, nonostante tutto, ci sentiamo
"poveri" (almeno una gran parte che povera non lo è affatto) e temiamo, come l'Avaro di Molière, di perdere quello che abbiamo e poi perché (e soprattutto)
non siamo più in grado di immaginare un futuro diverso, di avere un sogno di progresso. Ormai da anni chi ci governa (ovvero chi NOI mandiamo a governare)
lo fa con le politiche del piccolo cabotaggio, del tirare a campare, non c'è più una visione del futuro, tutto si riduce a quello che potrà succedere fra sei mesi
e già l'orizzonte del prossimo anno è troppo lontano (a riprova basta fare una'analisi nemmeno troppo approfondita della legge di bilancio approvata appena
poco più di un mese fa). E i problemi non si affrontano in maniera strategica ma ci si limita a movimenti tattici che sono solo palliativi. Un tema epocale,
ad esempio, è quello delle migrazioni che qualcuno si illude di risolvere chiudendo i porti (in Italia, poi, con oltre 7.000 km di coste!) invece di cercare, almeno,
di avviare SERIE politiche di sviluppo nei Paesi dai quali la gente scappa.
Non è un momento esaltante per essere giovani, ma neanche per essere anziani, in verità...
Anche se, alla fine, la vita è bella, dai!
Riccardo.